Antonio Dicuonzo, soldato e partigiano scampato alla strage di Cefalonia Nel 2003, l’ex soldato barlettano fu decorato con la Croce al Merito di guerra

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Antonio Dicuonzo, soldato e partigiano scampato alla strage di Cefalonia Nel 2003, l’ex soldato barlettano fu decorato con la Croce al Merito di guerra

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Antonio Dicuonzo nasce a Barletta il 10 marzo 1922 a Barletta. Il 4 febbraio 1942, il ventenne barlettano è arruolato  nella divisione” Acqui”, presso  18° Reggimento di Fanteria, assegnato al 139° Battaglione mortai in qualità di artigliere, viene inviato in Grecia sull’isola di Cefalonia. Nel 1945 Antonio torna in Italia, lavora come carpentiere e sposa  Angela Comitangelo, dalla quale ha sei figli: Pasquale, Giovanni, Giuseppe, Raffaella, Maddalena, Maria. Antonio non parla della guerra, di quel che ha vissuto e visto, nemmeno con sua moglie e i suoi figli. Sembrerebbe un capitolo chiuso della sua vita, fino a quando, un giorno del 1986, a casa di Antonio, ormai in pensione, si presenta un suo  ex commilitone proveniente da Milano. Il commilitone racconta quello che avevano vissuto e che Antonio aveva tenuto nascosto per 40 anni. A quella cena erano presenti le nipoti di Antonio, a quel tempo bambine: Marilena e Angelica, che incontro. Per l’occasione è presente anche il loro fratello Fabio.

Marilena, raccontami l’episodio , come si chiamava questo ex commilitone di tuo nonno?

«Il giorno in cui questo ex commilitone del nonno si presentò a casa sua, il nonno non era in casa, ma nostra nonna lo invitò a cena quella sera stessa. Durante quella cena, l’ex commilitone, alla presenza di nostro nonno, raccontò quel che vissero a Cefalonia. Il nome di questo ex commilitone non lo ricordo».


Antonio Dicuonzo

Cosa raccontò?

«Raccontò di essere stati catturati dai soldati nazisti, assieme ad altri soldati italiani, dopo l’8 settembre, giorno dell’armistizio. Furono raggruppati e tenuti una notte all’addiaccio, il giorno dopo avrebbero dovuto essere tutti fucilati. A quel punto, mio nonno e questo ex commilitone , assieme ad un altro soldato, tentarono il tutto per tutto: elusero la sorveglianza e scapparono col favore della notte. Furono inseguiti da una pattuglia di nazisti coi cani, ma si nascosero dentro la vegetazione, in mezzo ai rovi. Ad un certo punto, la pattuglia smise di cercarli. Furono fortunati».

Come sono sopravvissuti sull’isola?

«Furono aiutati da gente del posto,  mangiando quel che trovavano. Il nonno, pur non parlando mai della guerra,  ci ripeteva spesso che lui era stato costretto a spogliare i cadaveri dei commilitoni morti, alla ricerca di cibo».

Angelica, mentre questo ex commilitone raccontava, quale fu la reazione di vostro nonno? Avete più rivisto questo ex commilitone, dopo quella sera?

«Il nonno scuoteva il capo in silenzio, aveva il viso stravolto. Dopo quella sera, non abbiamo più visto l’ex commilitone, il nonno  non ha mai più ripreso l’argomento».

Vostro nonno è stato invitato a parlare della sua esperienza  davanti a scolaresche?

«Nel 2006, mio figlio, che all’epoca frequentava la scuola media, sollecitò il nonno a parlare della sua esperienza in guerra, ma lui si è sempre rifiutato, affermando che non aveva la forza di parlarne. Poi, nel 2012, è deceduto a causa di un tumore».


Angelica, Marilena e Fabio Dicuonzo

Fabio, vostro nonno ha conservato qualche ricordo della guerra:  qualche foto, l’ uniforme?

«Ad eccezione della Croce al Merito di Guerra, nostro nonno non ha conservato niente di quel periodo, presumo non abbia voluto tenere nulla, per dimenticare quel  periodo».

Il giorno dopo l’intervista, osservo  2 distintivi contenuti all’interno dell’onorificenza contenente la Croce  al Merito di Guerra (foto –ndr)  riportanti le lettere VL. Sottopongo i distintivi a Ruggiero Graziano, presidente ANMIG (Associazione Nazionale Mutilati Invalidi di Guerra) sezione Barletta, il quale mi riferisce che quei 2 distintivi indicano che Antonio Dicuonzo faceva parte del Corpo Volontari per la Libertà, una formazione partigiana italiana. Ricostruendo i fatti, possiamo dire che Antonio, sopravvissuto alla strage di Cefalonia nel 1943, torna in Italia in maniera rocambolesca, forse aiutato dai partigiani greci. A quel punto, entra a far parte della suddetta formazione partigiana, operante in nord Italia, fino al 1945, l’anno in cui torna a Barletta e inizia una nuova vita.


la Croce  al Merito di Guerra

Eccidio di Cefalonia

L’eccidio di Cefalonia fu un compiuto da reparti dell’esercito tedesco a danno dei soldati italiani presenti sull’isola, a ridosso dell’8 settembre 1943, giorno in cui fu annunciato l’armistizio dal generale Badoglio, che sanciva la cessazione delle ostilità tra l’Italia e gli anglo-americani. I 12.000 soldati presenti sull’isola facevano parte della divisione Acqui, ma erano presenti anche finanzieriCarabinieri ed elementi della Regia Marina. Analoghi avvenimenti si verificarono a Corfù, che ospitava un presidio della stessa divisione. La Divisione  Acqui era nel caos, a causa dell’insubordinazione di un paio di ufficiali politicizzati, che causarono la strage. L’ordine di combattere contro le truppe naziste giunse dal governo Badoglio, senza che fosse stata dichiarata guerra alla Germania. Questo ebbe come conseguenza la morte di circa 1.300 soldati dopo alcuni giorni di combattimento, fino alla resa incondizionata, alla quale seguì il massacro per rappresaglia di altri 5.000 soldati italiani, nonostante la cessazione di ogni resistenza. I superstiti furono quasi tutti deportati verso il continente su navi, che finirono su mine subacquee o furono silurateI superstiti furono circa 2.000 uomini di truppa, tra cui Antonio Dicuonzo.

Il Corpo volontari della libertà (CVL) è stata la struttura di coordinamento generale della resistenza italiana, durante la seconda guerra mondiale, ufficialmente riconosciuta sia dagli Alleati che dai governi del Comitato di Liberazione Nazionale. A partire dal settembre 1943, formazioni irregolari di partigiani iniziarono ad operare per la cacciata dei fascisti che, alleati con i nazisti occupanti, avevano creato nel nord del Paese la repubblica di Salò.

A cura di Tommaso Francavilla

Si ringrazia per la preziosa collaborazione il Cav. Uff. A.I.C.C.. Alberto Denisi, presidente delegato provinciale BAT delle “Guardie d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon”, sezione “Francesco Conteduca”.

 

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