«Senza mio nonno, non esisterebbe il Monumento ai Caduti in Guerra di Barletta»

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«Senza mio nonno, non esisterebbe il Monumento ai Caduti in Guerra di Barletta»

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Il generale Francesco Maria Torre nei ricordi della nipote

di Tommaso Francavilla

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«Mio nonno amava l’Italia e Barletta», afferma Francesca de Crescenzio, nipote del generale barlettano Francesco Maria Torre, personalità  di spicco della storia  militare italiana. Grazie a lui sono stati eretti il Monumento ai Caduti in guerra , l’ossario dedicato ai caduti in guerra nel cimitero di Barletta e il tempietto della Disfida, presso l’omonima piazzetta.

Il generale Torre nasce a Barletta il 9 luglio 1864 a Barletta, nel quartiere Santa Maria. Nel 1882 entra nella Scuola Militare di fanteria e Cavalleria di Modena. La lunga vita militare del Generale Torre è suddivisibile in tre periodi distinti:

Primo Periodo

1896 – 1896. Col grado di tenente e in seguito col grado di capitano, Francesco Maria Torre prende parte alla campagna d’Africa, in Eritrea e Abissina, dove è uno dei pochi italiani superstiti a seguito della battaglia di Adua, che costò all’esercito italiano circa 7.000 morti , 1.500 feriti  e 3.000 prigionieri. In Eritrea, conosce Destà  Teclai, figlia di un nobile guerriero del Tigrai, dalla quale ha una figlia,  Anna Maria.

1911 – 1912. Promosso al gradi di maggiore, Francesco Maria Torre partecipa alla guerra italo turca e all’occupazione della Libia.

1914 – 1915. Inviato in Eritrea, Francesco Maria Torre è promosso colonnello al comando del 3º e 7º battaglione indigeno degli ascari.

Secondo periodo 

Nel 1917, durante la prima guerra mondiale,  il colonnello Torre chiede di essere trasferito sul fronte austriaco, dove viene promosso generale di brigata, affidandogli  il comando delle Brigate “Teramo”, “Sondrio”, “Palermo” e “Genova”, col la quale combatte sul Monte Nero, sulle Alpi Giulie. Catturato a Caporetto, torna dalla prigionia il 24 dicembre 1918.

Nell’agosto del 1919 parte per campagna  di Albania al comando della Brigata  “Palermo”. Nel 1921 torna per due anni a Barletta.

Terzo periodo

Il 6 giugno 1923 entra a far parte della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale e gli viene conferito il grado di Console Generale. Gli viene affidato il comando del 53 º Gruppo di Legione e in seguito comandante della XIII Zona, con sede a Bari. Il generale Francesco Maria Torre fu insignito di innumerevoli decorazioni, tra cui due Croci al  Merito di guerra. Il generale muore a Terlizzi  il 9 luglio 1944.

Incontro Francesca de Crescenzio  – nipote del generale Torre  –  presso l’Archivio di Stato di Barletta, alla presenza dell’archivista dott. Michele Grimaldi,  di Ruggiero Graziano, coordinatore regionale Anmig  per le attività patriottiche e presidente Ancr Barletta e di Genesio Piccolo, vice presidente regionale dell’Associazione Carristi d’Italia. Durante l’incontro, il dott. Grimaldi ha donato alla signora de Crescenzio una copia dell’atto di nascita del generale Torre. Pongo qualche domanda alla signora de Crescenzio.

Ci racconterebbe un aneddoto su una delle guerre a cui suo nonno ha partecipato?

«Ce ne sarebbero tanti, ma vorrei raccontare un aneddoto legato alla ritirata dell’esercito italiano di fronte all’avanzare degli austroungarici, nell’ottobre 1917. Mio nonno si trovava coi suoi uomini a presidiare il Monte Stol, in Slovenia. Gli austroungarici sfondarono le linee difensive italiane, dilagando. Quando arrivò l’ordine di ritirata da parte del generale Pietro Badoglio in seguito alla sconfitta, mio nonno coi suoi uomini abbandonarono il monte presidiato. Poi arrivò il contrordine di Badoglio di risalire sullo stesso monte e riprendere le posizioni. Mio nonno e i suoi uomini obbedirono  e furono catturati dagli austroungarici, che intanto avevano occupato il monte. A causa di questo episodio, mio nonno non ha mai più visto buon occhio Badoglio, anche quando annunciò l’armistizio dell’8 settembre 1943».

Perché suo nonno si fece promotore della costruzione del monumento ai Caduti, dell’ossario nel cimitero di Barletta e del tempietto della Disfida?

«Perché amava  Barletta e l’Italia. Per onorare tutti quei soldati morti in guerra, si fece promotore di questi progetti, costituendo un comitato utile alla raccolta  dei fondi necessari. Senza mio nonno non esisterebbe il monumento ai Caduti (inaugurato nel 1929), né l’ossario (1930) e nemmeno il tempietto alla Disfida (1930), presso l’ omonima piazzetta».

Cosa ne pensa della scomparsa del ciclo bronzeo che costituiva il monumento ai Caduti?

«Solo adesso – grazie al dott. Grimaldi – scopro con rammarico che le maestranze che rimossero il ciclo bronzeo non furono pagate per il lavoro svolto e si tennero il bronzo raccolto, facendolo sparire per sempre. Tutto questo non sarebbe successo, se il regime fascista non avesse escogitato la “sceneggiata” della donazione dell’oro e del  bronzo alla Patria, per farne cannoni».

Cosa avrebbe pensato suo nonno di questa Italia smemorata?

«Conoscendo il suo carattere, ne sarebbe addolorato. L’ eccesso di libertà ha distrutto le regole, i genitori sono impotenti e i giovani fanno quel che vogliono».

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